Piazza Camino e Prola, 6 – Mazzè, telefono 0119833345
Fruibilità: aperta durante le funzioni o con prenotazione fatta all’Associazione della Proloco
Notizie storiche:
chiesamazzeLa parrocchiale titolata ai martiri Gervasio e Protasio, è nata circa mille anni fa come cappella gentilizia dei conti Valperga, unendo le sue sorti a quelle dei Signori di Mazzè.
In antico, il castelliere salasso di Mattiacos, non era situato alla cima del colle, ma era nella piana formata dalla Dora, nei pressi della chiesetta dedicata ai santi Lorenzo e Giobbe.
In epoca romana la situazione non mutò, allora Mattiacus era formato da una villa rustica di proprietà dei Macionis, famiglia salasso-romana di notevoli possibilità e dalle casupole dei loro dipendenti. Esauritesi le miniere d’oro di Bose, o meglio divenuta antieconomica la loro coltivazione, gli abitanti di Mattiacus si rivolsero probabilmente al cabotaggio sulla Dora, a quei tempi navigabile sino ad Ivrea, ed alla coltivazione dell’aminea gemella, l’attuale erbaluce, vitigno originario dell’Italia meridionale, ambientato dai romani in Canavese.
Nel tardo Impero transitò per Mattiacus, la strada militare Quadrata-Eporedia, recentemente portata alla luce per merito dell’Associazione F. Mondino, ed in epoca longobarda si procedette alla costruzione di fortificazioni, allo scopo di controllare il guado sulla Dora.
All’inizio del secondo millennio la situazione muta sostanzialmente, esisteva ancora l’abitato salasso-romano di Macciacus, ma era ormai semi deserto, perché non difendibile. La stessa sorte coinvolse anche il borgo di San Pietro, paesetto agricolo sulla strada militare, a sud dell’abitato principale.
La popolazione, dopo le scorrerie degli ungari del IX e del X secolo, si era rifugiata alla sommità della collina di San Michele, costruendovi un ricetto fortificato, ad uso di tutti gli abitanti del circondario.
Similmente ad altri casi, è probabile che dopo la costruzione del ricetto, sia sorta nella gente la necessità di erigere una cappella, dedicata poi al martire Gervasio, titolazione successivamente ampliata anche al fratello Protasio, due legionari romani martirizzati a Milano in epoca indefinita. Già all’origine la chiesetta era quasi sicuramente in muratura, anzi forse era l’unico edificio in muratura della fortezza, ed era certamente orientata in direzione inversa all’attuale, con pavimento in terra battuta e nudo tetto, nonché di dimensioni del tutto simili a quella dei martiri Lorenzo e Giobbe, ancora oggi esistente.
Nel dicembre dell’anno 1110, una bolla dell’imperatore Enrico IV, infeuda Mazzè ai conti del Canavese, progenitori dei Valperga, quindi è facile dedurne che un ramo di questa famiglia si era gia installato in paese, facendo nascere la necessità di una cappella gentilizia
Nel 1286 la chiesa di San Gervasio, è citata in un documento del priore della collegiata di Sant’Orso di Aosta, mentre nel 1349 la parrocchia dei Santi Lorenzo e Giobbe, per mancanza di fedeli, è abolita ed unita a quella del martire Gervasio.
La cappella originaria non superava le dimensioni dell’attuale presbiterio, e considerati i diversi livelli del terreno, è molto probabile che sotto l’altare maggiore della parrocchiale ne esistano ancora i resti, magari sotto forma di cripta.
La forma a tre navate ed il ribaltamento dell’orientamento, furono realizzati almeno trecento anni dopo, al tempo di Giorgio Valperga, quando i conti di Mazzè ebbero la possibilità di finanziarie lavori di questa portata. D’altronde l’attuale forma è già presente quando monsignor Angelo Peruzzi, vescovo di Sarzana, visitatore apostolico, nel 1585 viene a Mazzè ed oltre ad abolire la parrocchia di santa Maria, trova la chiesa del martire Gervasio in cattive condizioni.
Degni di nota: la statua di legno dorato dell’Assunta, ricavata probabilmente da un solo ceppo di castagno e la cappella successiva dedicata a San Sebastiano ed a San Vicenzo, nonché la cosiddetta cappella del castello, dedicata ai conti Valperga Mazzè, con la tomba dell’ultimo di loro.
Da segnalare il battistero con la lapide marmorea romana, databile al II secolo d.C., recentemente ritrovata a San Lorenzo.
Recentemente si è appurato che sulle facce interne dei due muri delimitanti il presbiterio, esistono delle pitture raffiguranti l’Ultima Cena e le nozze di Cana, obliterate dalla tinteggiatura fatta eseguire una cinquantina di anni fa. Sarebbe certamente doveroso riportarle alla luce, anche per dare una giusta prospettiva all’interno del tempio.
Data compilazione scheda: 28/06/2016
Nome del rilevatore: Bonello Valter