PAVIA. Certosa, Ultima Cena di Ottavio Semino

L’affresco dell’Ultima Cena occupa l’intera parete meridionale del refettorio.
La firma di Ottavio Semino e la data “1567” compaiono in un’iscrizione sulla sinistra, anche se l’affresco dovette essere eseguito nel 1566 con la collaborazione di Andrea Semino (Moro, in Pittura a Pavia, 1988, p. 249; Albertario, in “Storia di Pavia”, 1995, p. 830).
Il dipinto andò verosimilmente a sostituire una grande tela di identico soggetto che il Bartoli (1777, p. 75) attribuisce a Marco d’Oggiono (si tratta di una copia tratta dal Cenacolo vinciano, oggi al Museo della Royal Accademy di Londra e di discussa attribuzione). La composizione è ispirata a un’incisione a bulino di Marco Dente tratta da un disegno di Raffaello (Milano, Raccolta delle Stampe Bertarelli, inv. 1998 MPP 188) e ricorda vagamente il Cenacolo vinciano, in particolare nella figura di Cristo.
La scena si svolge in una complessa ambientazione architettonica, con un loggiato aperto su uno scorcio paesaggistico con rovine e ai lati le due statue di Davide e e Mosè entro nicchie. In alto, Dio Padre appare circondato da angeli con gli strumenti della Passione. Lo squarcio di luce in cui si palesa l’Onnipotente richiama il Martirio di Santo Stefano dipinto da Giulio Romano per la chiesa di Santo Stefano a Genova (1523), a dimostrazione degli spunti mutuati dal manierismo centroitaliano.

Ottavio Semino, figlio di Antonio e fratello minore di Andrea, nacque a Genova intorno al 1527.
Il primo documento noto in relazione alla sua attività risale al 21 aprile 1550, quando il padre compare in veste di garante per il figlio in occasione della commissione della perduta decorazione di nove Ritratti virili realizzati a monocromo sul prospetto principale del palazzo di Jacopo Salvago in via S. Bernardo a Genova.
Il 10 giugno 1557 Ottavio accettò l’incarico di affrescare a Savona il palazzo di Gerolamo Naselli. Per tali lavori risulta pagato nel novembre dello stesso anno. Nel dicembre del 1557 Ottavio fu eletto console dell’arte dei pittori.
Nei primi anni Sessanta del Cinquecento Ottavio dipinse ulteriori affreschi in diversi palazzi genovesi, tra cui quello di Stefano Squarciafico ricordato da Soprani, mentre nel 1565 risulta residente a Savona, dove lavorò su richiesta di Ottaviano Ferrero in corrispondenza delle pareti dell’abside della chiesa di S. Giacomo.
Il 14 settembre 1566, in seguito all’accusa di omicidio del pittore Pellegro Odono, Ottavio fu condannato a morte. Fuggito dal territorio della Repubblica genovese, egli lasciò incompiuti alcuni cantieri, mentre i suoi beni furono messi all’asta. Forse proprio al bando si deve il passaggio di Ottavio con Andrea a Pavia e poi a Milano.
Nel 1567 Ottavio firmò e datò l’affresco rappresentante l’Ultima Cena nel refettorio della certosa di Pavia, edificio dove il pittore intervenne anche in corrispondenza della controfacciata della chiesa, ridipinta nel 1679 da Giuseppe Procaccini. Trasferitosi a Milano, nel 1568 fu accolto nell’Accademia della Val di Blenio. In questi stessi anni (1568-70) viene collocata la decorazione del salone del palazzo milanese di Tommaso Marino.
Risale al luglio 1571 la commissione degli affreschi della cappella Fiorenza in S. Maurizio al Monastero Maggiore di Milano, per la quale eseguì, oltre agli stucchi, le scene raffiguranti il Battesimo e la Conversione di s. Paolo, nonché la pala d’altare con la Predica.
Nell’ottobre dell’anno seguente fu affidata a Ottavio dal Luogo Pio della Misericordia la decorazione della cappella Bossi nella chiesa di S. Angelo, dove nel febbraio 1575 egli lavorò anche in corrispondenza delle pareti della cappella dedicata alla Vergine. Negli stessi anni fu coinvolto nell’esecuzione di affreschi in S. Maria delle Grazie e in S. Marco.
Rientrato a Genova nel 1578 – come documenta la scena con la Gigantomachia in palazzo Franco Lercari in Strada Nuova, firmata e datata in basso a destra –, nel 1581 Semino, nuovamente a Milano, dipinse quattro composizioni, raffiguranti l’Offerta del pane e del vino a Melchisedech, l’Istituzione dell’Eucarestia, Elia confortato dagli angeli e la Discesa della manna, concepite per essere inserite in un tabernacolo destinato alla chiesa di S. Maria di Carrobiolo presso Monza.
Secondo Raffaele Soprani il pittore morì nel 1604 a Milano, dove «lasciò […] un allievo ben degno. Fu questi Cammillo Landriani, il quale acquistassi buon credito nella sua professione» (Soprani – Ratti, 1768, p. 71).

 


Regione Lombardia
Localizzazione: Pavia. Certosa
Autore: Ottavio Semino
Periodo artistico: 1567
Data ultima verifica: 20/12/2020
Rilevatore: Feliciano Della Mora - Valter Bonello