AVIANO (Pn), fraz. Castello d’Aviano. Chiesa di San Gregorio con affresco raffigurante l’Ultima Cena.

La piccola Chiesa di San Gregorio sorge solitaria in uno spiazzo erboso. Un primo edificio religioso, qui costruito nel XV secolo, venne successivamente modificato nel corso dei secoli XVIII e XX. L’edificio esternamente presenta una sobria facciata con un occhio ed un portale rettangolare affiancato da due finestre rettangolari.
L’ingresso è preceduto da un portico rettangolare la cui copertura, a tre displuvi, poggia su due pilastri angolari. Il corpo di sacrestia è annesso sul lato sinistro e presenta una finestra. Portico e sacrestia vennero aggiunti probabilmente nel ‘700. La chiesa non ha campanile.
L’interno è ad aula unica rettangolare, con copertura a capriate lignee. Il presbiterio, leggermente rialzato, ha pianta rettangolare e soffitto piatto. L’arco del coro è a tutto sesto. Sulla parete destra si aprono un ingresso laterale ed una finestra rettangolare. Una seconda finestra simile si apre sullo stesso lato del presbiterio.
Le pareti dell’aula vennero interamente affrescate negli ultimi anni del XV secolo (c. 1497) da Gianfrancesco da Tolmezzo (c. 1450 – 1515), ritenuto il maggior “frescatore” operante in Friuli nell’ultimo quarto del Quattrocento. Nato a Socchieve nel 1450 ca e morto nel 1515, ha lasciato un certo numero di affreschi realizzati nel periodo tra il 1482 e il 1500. La sua formazione avvenne, probabilmente, in terra veneta ed è attraverso il mondo veneziano che entrò in contatto con le incisioni nordiche, che ispirarono molte delle sue realizzazioni il che ingenerò per lunghi anni l’equivoco che la formazione del pittore fosse essenzialmente nordica.
Negli affreschi di Gianfrancesco più che di pittura si può spesso parlare di disegno dove il colore sembra utilizzato solo per riempire gli spazi tracciati dal segno di contorno. Le figure sono semplici, spesso con espressioni drammatiche, le scene sono tradizionali e facilmente comprensibili. La sua vena popolaresca fece presa sui pittori coevi, sì che a lui si deve la nascita di quella che fu chiamata “la scuola tolmezzina”, termine entrato in uso per definire tante opere anonime della fine del Quattrocento o dell’inizio del Cinquecento sparse in decine di chiese della regione.
Lo stile di Gianfrancesco è particolarmente visibile negli affreschi del ciclo della chiesa di San Gregorio, dove alcuni episodi sono tratti da stampe del tedesco Martin Schongauer (1448 circa – 1491) e di altri incisori come il Maestro olandese l.A.M. di Zwolle attivo negli ultimi decenni del quattrocento. Queste all’epoca avevano iniziato a diffondersi in Friuli e vi trovarono particolarmente interessati gli artisti che avevano così modo di aggiornare e ampliare il proprio repertorio attraverso varianti iconografiche e compositive di temi consolidati.
Per molte scene del ciclo di San Gregorio il pittore si ispira alle stampe del ciclo della Passione di Schongauer, trasferendo sulle pareti affrescate anche i dettagli compositivi, rendendo il secco taglio dell’incisione con una linea più fluida e con l’uso del chiaroscuro, alterando talvolta gli atteggiamenti e le fisionomie di vari personaggi, rendendoli meno esasperati.
Il ciclo va letto a partire dalla parete sinistra dal punto più vicino all’arco trionfale. La parete ha conservato solo quattro scene sul registro più in alto mentre le pitture in basso sono state distrutte dall’umidità. Nell’ordine le scene rappresentano: l’Ingresso in Gerusalemme, l’Ultima cena, l’Orazione nell’orto e la Cattura di Cristo. Prosegue sulla parete destra su due registri, in basso a partire dalla porta d’ingresso, il Cristo che incontra la Veronica e la Crocifissione. Al di sopra la Deposizione e la Resurrezione.
Dalle otto scene con storie della Passione superstiti a Castel d’Aviano (in origine erano complessivamente 12) sei sono ispirate ai fogli dello Schongauer. Nell’ingresso a Gerusalemme spicca il gruppo di fanciulli che occupa il centro della scena. Sullo sfondo della Crocifissione, non vi sono più le figure a cavallo, armate o in eleganti vesti cortesi che si trovano in affreschi precedenti di Gianfrancesco, sostituite da quelle che si trovano nei compianti: il gruppo delle Marie sulla sinistra, la Maddalena e Giovanni alla destra della croce, i cui visi rigati da grosse lacrime e stravolti dal dolore fanno da cornice al corpo di Cristo.
Per l‘Ultima cena e la cattura di Cristo sembra invece essersi ispirato all’opera del Maestro l.A.M. di Zwolle. La scena della cena spicca per l’intensità espressiva e gestuale dei personaggi, distribuiti intorno a una mensa rettangolare, parte di spalle, con particolari di grande efficacia come i gamberi rossi e il pane sulla tovaglia bianca, l’apostolo a sinistra che avvicina la coppa di vino alle labbra e Giuda con il sacchetto dei trenta denari in mano.
Nella parte alta delle pareti, all’altezza e tra le travi di sostegno del soffitto si è conservata una fascia colorata con sei medaglioni che racchiudono in profilo quattro teste maschili e due femminili, probabili ritratti dei committenti. La presenza di queste immagini e di uno stemma cardinalizio sulla parete sud, in posizione preminente, è indice della classe sociale dei donatori e committenti, cioè di persone legate all’ambiente patriarcale e aristocratico. Una delle mezze figure nei tondi porta una corona d’alloro, che probabilmente testimonia il riconoscimento ufficiale a un poeta o letterato, membro della nobile famiglia che finanziò la decorazione in S. Gregorio.
Ai lati dell’arcosanto resti di affreschi di altra mano attribuiti a pittori locali e databili tra la fine del XV e gli inizi del XVl secolo. A sinistra San Leonardo da Limoges ed a destra il papa S. Gregorio Magno, con abiti riccamente ornati, mentre tiene chiesa e campanile nella mano sinistra.
Nel 1996 gli affreschi sono stati restaurati.
Nel piccolo coro si trova un dipinto con San Gregorio, i santi Rocco e Martino e il committente, attribuito a Francesco Matteazzi (XVII sec.). L’altare è abbellito da un paliotto, databile alla fine del XVl secolo, costituito da una struttura in legno intagliato e dorato con tralci di vite, motivi fitomorfi e antropomorfi, con al centro un’Annunciazione databile al XVIII secolo dipinta a olio su cuoio.
Nella chiesetta è custodita anche una copia della scultura lignea dorata dì Bartolomeo di San Vito, detto Bartolomeo dall’Occhio (documentato dal 1462 al 1511), che rappresenta S. Nicolò. La copia riproduce solo la figura del santo. Oggi l’originale è conservato al Museo Civico Grigoletti di Pordenone. Si tratta di una rara testimonianza delle opere dello scultore, finemente scolpita e datata 1503.
Il santo siede sopra un trono insolitamente fornito di un alto schienale, unico esempio originale di tale forma nella plastica lignea friulana. Privo delle mani, indossa una mitra e, sopra il ginocchio sinistro, tiene un libro chiuso sormontato da tre palle, simbolo di tre doni. Da antichi documenti emerge come la statua venne realizzata per la Chiesa di S. Maria e Giuliana all’interno del castello. Nel dopoguerra venne asportata e portata in Dalmazia dove venne in seguito ritrovata. Da allora venne custodita per periodi diversi al Museo di Udine, nella chiesa di San Gregorio, nella chiesa di S. Maria e Giuliana per poi arrivare al Museo di Pordenone.

Fonti:
– Bergamini Antonietta e Giuseppe. Sculture ad Aviano. in Ciceri Luigi (a cura di) Avian Societàt filologjche furlane – Udine Società filologica friulana, 1975.
– Bergamini Giuseppe, Perissinotto Luciano, Ciol Elio, Tramontin Virgilio. Affreschi del Friuli. Istituto per l’Enciclopedia del Friuli – Venezia Giulia. Udine 1973
– Bergamini Giuseppe e Tavano Sergio. Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia. Chiandetti Editore, Reana del Rojale 1991
– Dell’Agnese Fulvio Gli affreschi di San Gregorio a Castel d’Aviano e le stampe nordiche nella pittura di Gianfrancesco da Tolmezzo in Castel d’Aviano Percorsi fra storia, fede, arte e tradizione. Parrocchia Sante Maria e Giuliana di Castel d’Aviano 2016
– Furlan Italo. Per Gianfrancesco da Tolmezzo in Ciceri Luigi (a cura di) Avian Societàt filologjche furlane – Udine Società filologica friulana, 1975.
– Marchetti Giuseppe e Nicoletti Guido. La scultura lignea nel Friuli. Silvana Editoriale d’Arte Milano. 1956
– Pastres Paolo Quattrocento e Cinquecento in Pastres Paolo (a cura di) Arte in Friuli dal Quattrocento al Settecento. Società Filologica Friulana, Udine 2008
– Tangerini Marina Arte nelle chiese di Castello in Castel d’Aviano Percorsi fra storia, fede, arte e tradizione. Parrocchia Sante Maria e Giuliana di Castel d’Aviano 2016
– Sito Chiese Italiane link http://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=65454

Info:
Indirizzo: Via San Gregorio – Località Castello d’Aviano, AVIANO, PN (La strada che costeggia il muro di cinta di Villa Policreti e del suo parco oggi divenuto golf club, conduce alla chiesetta). La chiesa viene aperta occasionalmente da volontari.

Data ultima verifica: luglio 2022

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.


Regione Friuli-Venezia-Giulia
Localizzazione: Castel d'Aviano
Autore: Gianfrancesco da Tolmezzo
Periodo artistico: 1496
Note storiche: Gli affreschi sono datati al 1496 e regalano una sequenza di 12 episodi della passione di Cristo, dei quali otto assai ben conservati. Gli studiosi dicono che per almeno sei di questi riquadri il maestro tolmezzino si sia ispirato ad incisioni del tedesco Martin Schongauer.
Illustrazione opera: Entrando, a sinistra vanno ammirate le seguenti scene: 'Ingresso in Gerusalemme', 'Ultima cena', 'Orazione nell'Orto degli Ulivi', 'La Crocifissione' sopra 'la Deposizione' e la 'Resurrezione'.
Completa il ciclo una decorazione a pannelli con medaglioni nei quali compaiono personaggi a mezzo busto.
Tutte le pitture sono attribuite a Gianfrancesco da Tolmezzo, che qui lavorò intorno al 1495 e che nello stesso periodo affrescò e dipinse anche nella vicina chiesa di Santa Giuliana.
E' una delle opere più conosciute del maestro tolmezzino, ad un tempo legato a moduli nordici (la linea, il colore) derivato con probabibilità dalla visione di stampe tedesche, dall'altra parte una cultura di tipo strettamente locale, all'esaltazione della quale concorrono i volti dei personaggi, veri e propri ritratti della gente del tempo.
Data ultima verifica: 15/03/2014 00:00
Rilevatore: Feliciano Della Mora