UDINE. L’Ultima Cena di Pomponio Amalteo.

Pomponio Amalteo, nato a Motta di Livenza nel 1505, ma fin da giovane abitante in San Vito al Tagliamento, dove si spense nel 1588, fu allievo e genero del Pordenone, da cui trasse l’amore per la grandiosità delle forme, per l’esasperato movimento, per l’affollamento delle composizioni.
Della sua feconda attività rimane memoria in centinaia di metri quadrati di affresco ed in decine di pale d’altare nelle chiese del Friuli e del Veneto.
L’artista entrò giovanissimo nella bottega del grande Giovanni Antonio de Sacchis detto il Pordenone, ne diviene collaboratore ed addirittura parente sposando la figlia Graziosa: per tutta la sua vita resta fedele al più famoso maestro, ricalcandone lo stile, gli schemi, i motivi, indifferente ad ogni altra suggestione, ma dotato di notevole abilità artistica, tanto da evocare nei critici conflitti di attribuzione tra genero e suocero.

UDINE. Mense e banchetti nella Udine rinascimentale LIS | Mostra al Museo Archeologico.

Video con interpretazione nel linguaggio dei segni LIS e sottotitolato per sordi, per favorire la visita alla mostra “Mense e banchetti nella Udine rinascimentale”.
Nell’anno dell’esposizione universale milanese Expo 2015, dedicata al tema “Nutrire il pianeta-energia per la vita”, il museo Archeologico dei Civici Musei di Udine, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia, ha proposto la mostra “Mense e banchetti nella Udine rinascimentale”: un percorso che, partendo dalle scoperte archeologiche e dal ricco patrimonio culturale della città, illustrava cibi, libri, suppellettili e rituali dei nobili friulani tra Quattrocento e Cinquecento.
Tra le fonti utilizzate nell’ambito dell’esposizione: il ricettario del Platina, pubblicato a Cividale nel 1480 e curiosamente il primo libro a stampa noto in Friuli, e una tra le opere più importanti di Pomponio Amalteo, un olio su tela di grandi dimensioni esposto nella Galleria d’Arte Antica dei Civici Musei di Udine in cui viene rappresentata un’Ultima Cena all’interno di una sala dall’architettura rinascimentale con aspetti formali che rimandano ai rituali dell’epoca. I personaggi, ossia lo scalco, il credenziere, i paggi e gli scudieri, il cantiniere e il coppiere, e ancora gli oggetti per l’apparecchio della tavola, sono elementi secondari rispetto alla scena del sacrificio dell’Eucarestia, ma fondamentali per immaginare una cena dell’epoca, ecco perché, grazie alla multimedialità, questi stessi elementi si animano e consentono di rivivere il rituale del banchetto.
Il tema della mostra, l’alimentazione, viene raccontato anche dai reperti archeologici che restituiscono suggestivi spaccati di vita quotidiana. Vasellame da mensa, stoviglie da cucina, resti di pasto forniscono significative informazioni sulle consuetudini della tavola e su come l’alimentazione veniva concepita e vissuta nella Udine rinascimentale.
Sulla scorta delle ricerche archeologiche effettuate in città negli ultimi vent’anni dai Civici Musei di Udine e dalla competente Soprintendenza, spesso in collaborazione con la Società Friulana di Archeologia, è stato possibile ricomporre l’immagine della città medievale e delle sue successive trasformazioni.
Le indagini, generate da lavori infrastrutturali e da interventi di restauro di edifici storici cittadini, offrono una lettura articolata di quello che doveva essere il tessuto urbano tra XV e XVI secolo. Un periodo in cui Udine conosce un significativo sviluppo economico e, di conseguenza, una notevole crescita edilizia e produttiva stimolata dalle sopravvenute esigenze dei ceti elevati, desiderosi di mostrare la propria agiatezza nella sontuosità delle dimore e nella ricercatezza dei corredi da tavola. Non a caso sono questi i secoli che vedono realizzarsi la grande stagione del “graffito friulano”, una produzione ceramica che raggiunge episodi artistici di altissimo livello, come attestano le mattonelle parietali rinvenute in palazzo Ottelio, ma anche il vasellame restituito per esempio dagli scavi in piazza Venerio, presso Casa Cavazzini e residenza Palladio.

Vedi:
https://www.youtube.com/watch?v=Duqa9LujZpw

Info:
Civici Musei di Udine tel. 0432 1272591
Puntoinforma tel. 0432 1273717
http://www.civicimuseiudine.it/

Vedi anche: Udine Rinascimentale
Il Museo Archeologico dei Civici ha realizzato un percorso che, partendo dalle scoperte archeologiche e dal ricco patrimonio culturale della città, illustra cibi, libri, suppellettili e rituali dei nobili friulani tra Quattrocento e Cinquecento (viene illustrata in particolare la tavola imbandita dell’afresco raffigurante l’Ultima Cena di Pomponio Amalteo): https://www.udimus.it/video/show/12234/


Regione Friuli-Venezia-Giulia
Localizzazione: Musei Civici, Pinacoteca, in Castello
Autore: Pomponio Amalteo
Note storiche:

Dipinta per il duomo di Udine (reca firma, data e nomi dei committenti in una scritta sullo sgabello di sinistra: PO(M)PONIVS AMALT(EVS) IOAN(NE) BAPT(ISTA) MELSIO PRIOXE/ AC ANT(ONI)O MARCHESIO CAMER(ARO) / MDLXXIIII), la grande tela passò in seguito in Municipio dove, nel secolo scorso, fu più volte 'restaurata' con pesanti ritocchi.

L'opera viene alla luce quando il Maestro ha 70 anni e rappresenta una vivace interpretazione del noto episodio biblico.


Illustrazione opera:

Il disegno preparatorio si conserva in collezione privata a Newcastle Upon Tyne.
Per nulla intimorito dalle dimensioni della tela, capace di dominare correttamente lo spazio, l'Amalteo ambienta questa affollata Ultima Cena all'intemo di una sala dall'architettura rinascimentale con arcate, pilastri e semicolonne, mensole timpanate.
Pur nella tradizionale impaginazione della scena, l'opera mostra un superamento delle statiche Ultime Cene del periodo precedente per quel serpeggiante ritmo che trascorre tra i personaggi, singoli o a gruppi, vivacemente atteggiati e 'scorciati'.
Interessante la vena descrittiva del pittore che, attenta e puntuale, indugia sulla suppellettile della tavola imbandita, sulla geometrica decorazione del panno al di sotto del bianco tovagliato, sui cibi che vengono serviti, sul cagnolino che mangia un osso e sul gatto, simboli entrambi di tradimento.
Il pittore indugia nei particolari, come la decorazione della tovaglia, le pietanze servite, i piatti di peltro nella credenza sullo sfondo, ma soprattutto rappresenta con realismo i personaggi disposti con perizia in pose scorciate e dotati di ritmo ed espressione piacevoli. Nota di colore la presenza ai piedi della mensa del gatto e del cagnolino, simbolismo del tradimento.

Al centro della scena, il sacrificio dell'Eucaristia: ultimo e supremo atto del Cristo che 'rende grazia' e si dona a tutta l'umanità. Il gesto dello spezzare il pane e l'offerta del calice del vino è quanto di più naturale possa accadere quando persone si trovano assieme in amicizia.
Veneta la matrice dell'opera, che si rifà a Tiziano nell'impostazione della scena, a Tintoretto nella positura di certi personaggi, a Pordenone o a Paris Bordon per le tipologie dei volti, ma che in definitiva 'ricicla' precedenti dipinti (il gruppo centrale con la figura del Cristo dolce e severo insieme ricalca quello affrescato nella chiesa di Lestans - PN), per servire a sua volta da modello ai pittori che verranno:
in primo luogo a Giuseppe Floreani che di lì a qualche anno dipingerà una tela con l'Ultima Cena per la parrocchiale di Remanzacco: con risultati modesti nonostante l'illustre precedente.

Info:
Olio su tela, cm. 300 x 540


Fruibilità: Sala IV della raccolta museale.
Data ultima verifica: 17/05/2007 - 12/06/2020 - 31/12/2020
Rilevatore: Feliciano Della Mora