VENEZIA, Palazzo Patriarcale, Ultima Cena attribuita a Palma il Giovane.
Il dipinto su tela, 143×253 cm., secondo lo studio di Ivanoff e Zampetti (1980, p.56) viene considerato opera giovanile di Palma il Giovane e avvicinato alle Nozze di Cana della Chiesa di San Giacomo dell’Orlo a Venezia. L’ispirazione potrebbe originarsi da un disegno dello stesso Palma proveniente dal quaderno Liechtenstein e ora conservato all’Albertina di Vienna, di cui non è stata azzardata alcuna datazione. Il quaderno raccoglie disegni risalenti al periodo giovanile dell’artista e qualche opera più tarda.
Mason Rinaldi (1984,p. 175) non reputa l’opera autografa del Palma, ma l’attribuisce a un “ignoto tardobonifacesco”.
La scena è divisa in due piani, come siamo abituati a vedereanche nelle opere del Tintoretto. Lo spazio è stato riempito in ogni sua parte. La posizione obliqua della tavola imbandita crea un effetto prospettico di vastità che accentuato dalle figure in primo piano, di dimensioni maggiori: volgono le spalle all’osservatore e sembrano appoggiarsi irrequiete alla cornice. La cucina, a destra, si contrappone alla scena centrale, con le sue fidure minute, due donne affacendate, sullo sfondo una grata alla finestra e alcuni utensili appesi (piatti e pentoloni).
L’episodio descrive due momenti dell’Ultima Cena, come vengono narrati nei Vangeli di Matteo e Marco: l’annuncio del tradimento e la successiva istituzione dell’Eucarestia. Qui, Gesù Cristo, unico personaggio rappresentato con la nimbatura, con il pezzo di pane (“sub specie panis”) in mano, volge lo sguardo verso Pietro che lo interroga. Giovanni, in piedi vicino a Gesù, guarda verso lo spettatore, mentre gli apostoli si interrogano tra di loro con una vivace gestualità. Giuda posizionato nell’angolo in primo piano della tavola, è rappresentato con un voluminoso manto giallo ormai quasi interamente scivolato sullo sgabello; il suo corpo compie una torsione, ma non sembra coinvolto nella scena. Un cane rosicchia, accucciato sul pavimento, un osso; gli si contrappone sul lato opposto un mendicante, riconoscibile dalla ciotola per le elemosine, che assiste alla scena senza che nessuno si accorga di lui. L’uomo è appoggiato sugli scalini che immettono nella sala: in origine questi probabilmente continuavano, ipotesi avvalorata dal gesto indicativo della figura in piedi a destra, isolata dall’episodio. Indossa un gilet rosso, porta un berrettino dello stesso colore, e una tunica bianca legata da una cintura con borsellino e pugnale. Sta indicando la scena a qualcuno vicino a lui, ma non più presente.
Bibliografia:
– N. Ivanoff, P. Zampetti, 1980, Giacomo Negretti detto Palma il Giovane, estratto da “I pittori Bergamaschi”. Raccolta di studi a cura di Banca Popolare di Bergamo, 1980, p.56;
– S. Mason Rinaldi, Palma il Giovane, Milano, 1984, p. 175.
Fonte: Gianmatteo Caputo (a cura di). Tintoretto, Il ciclo di Santa Caterina e la quadreria del Palazzo Patriarcale, Skira, Milano 2005, p. 66-67.
Autore: Palma il Giovane, attribuzione
Data ultima verifica: 11/12/2022
Rilevatore: Feliciano Della Mora