PRATO CARNICO (UD), fraz. Osais. Chiesa di San Leonardo, con Ultima Cena.

Nel piccolo borgo di Osais, un poco più in alto rispetto al piano stradale, si erge la Chiesa parrocchiale intitolata a San Leonardo. Il 9 aprile 1391 Osais ottenne di poter innalzare, su un terreno donato da un tal Osaino q. Bertolo di Solar di Pesariis, una chiesa o cappella sotto il titolo di San Leonardo. L’edificio sacro venne consacrato oltre cento anni dopo, il 20 ottobre del 1497.
Nella seconda metà del XVIII secolo la chiesa subì un importante ampliamento e l’antico coro venne separato dall’edificio principale ed utilizzato come sacrestia. Della Chiesa più antica rimasero gli affreschi realizzati nel 1506 nell’antica abside da Pietro Fuluto e due pregevoli ancone lignee più tardi inserite in fastosi altari barocchi. Quella rinascimentale di S. Leonardo, datata 1528, venne realizzata da Antonio Tironi mentre l’altra, più modesta e dedicata a San Valentino, venne realizzata nel XVII secolo da Giovanni Antonio Agostini.
Nel 1930 una diversa consapevolezza portò a valorizzare l’antica abside dipinta. Venne costruita una nuova sacrestia e venne demolito il muro che chiudeva l’arco gotico così che essa venne a costituire un prolungamento del presbiterio della chiesa settecentesca. Danneggiata dai terremoti del 1976 è stata oggetto di restauro negli anni ottanta del secolo scorso e più recentemente nel 2001.
La semplice facciata principale presenta un portale circondato da una cornice sporgente e sovrastato da una finestra rettangolare. Un motivo a dentelli corre lungo gli spioventi mentre la copertura è in embrici carnici. Sul lato destro si vede la sacrestia mentre sulla sinistra è addossato il campanile con basamento quadrato, cella campanaria con aperture ad arco e copertura a cipolla.
L’edificio è composto da un’unica aula rettangolare separata dal presbiterio da uno scalino. L’interno è caratterizzato dai colori bianco e giallo. Sono presenti due cappelle laterali poco profonde che accolgono i due altari lignei provenienti dalla vecchia chiesa. A sinistra si apre l’uscita secondaria mentre a destra vi è l’accesso alla sacrestia. Il presbiterio rettangolare è coperto da una piccola cupola ed è illuminato da due finestre rettangolari laterali. Oltre l’altare maggiore si vede il coro affrescato del XV secolo, con forma poligonale, copertura con volte a vela, soffitto diviso da costoni e pavimento in lastre di pietra irregolarmente rettangolari collocato ad un livello più basso rispetto al presbiterio.
L’antico coro venne integralmente affrescato sulla volta e sulle pareti. In passato gli affreschi di Osais erano assegnati a Domenico da Tolmezzo e fu il Fiocco nel 1925 ad attribuirli per primo a Pietro Fuluto. La data di realizzazione, 1506, e la firma dell’opera sono emersi e divenuti leggibili alla base della parete affrescata solamente più tardi, a seguito dei restauri, ed oggi il ciclo costituisce la prima opera nota del pittore documentato dal 1506 al 1528.
Figlio di Giacomo e nato probabilmente a Tolmezzo intorno al 1475, Pietro è ricordato a partire dal 1497, quando compare come teste in un processo. Nonostante manchino notizie certe sulla sua vita e sulla sua formazione artistica esso è considerato allievo e collaboratore di Gianfrancesco da Tolmezzo, alla cui opera sembra ispirarsi anche negli affreschi della volta e nelle figure degli apostoli di Osais, che riprendono temi frequentemente presenti nelle chiese friulane.
Quando però dipinge scene non tradizionali, come qui le Storie di San Leonardo, riempie le scene con castelli e palazzi fiabeschi e montagne che mostrano ad un tempo dolci declivi e paurosi burroni, creando paesaggi immaginari nei quali si muovono figure piuttosto allungate. Gli è stato attribuito l’appellativo di artista “popolare”, cosa giustificata dal fatto che egli serviva per lo più una committenza di contadini ed artigiani dal gusto semplice e conservatore, in un contesto nel quale erano ancora le immagini, più che le parole, a raccontare le storie sacre.
Nella volta, all’incrocio dei robusti costoloni dipinti, due tondi raffigurano un sole e una luna dal volto corrucciato. Nelle irregolari partizioni del soffitto create dall’articolata costolatura, sono raffigurati secondo uno schema consolidato, al centro l’Eterno Padre in gesto benedicente, negli scomparti attigui gli Evangelisti a mezza figura dinanzi a leggii sostenuti dai loro simboli e le figure dei Santi Leonardo e Giorgio. Nella parte più vicina all’arco trionfale campeggiano i Dottori della chiesa, rappresentati a coppie entro cattedre-librerie, negli spicchi minori si vedono dieci figure di profeti, anche questi a coppie, che reggono sinuosi filatteri mentre nel triangolo centrale un angelo a braccia aperte regge un rotolo.
Sulle pareti, a partire da sinistra, i dipinti si sviluppano su un doppio registro. Nelle prime tre in quello superiore entro lunette sono illustrati tre episodi, in parte di fantasia, della vita di San Leonardo di Noblac, titolare della chiesa: il santo visita e libera dei prigionieri, costruisce una chiesa o fonda un monastero e giace sul letto di morte onorato da due confratelli. In realtà Leonardo fu un eremita del IX secolo anche se in questa chiesa viene rappresentato in abiti domenicani. Nel registro inferiore “sfilano” 10 Apostoli a figura intera, entro un ridottissimo scenario architettonico.
Sulla parete successiva si apre un’ampia finestra sotto la quale sono raffigurate a mezzo busto le sante Felicita, Lucia e Perpetua. Sull’ultima parete, al di sopra di una seconda finestra vi è la figura dell’Eterno Padre mentre ai lati vi sono le figure dell’Angelo annunciante e della Vergine e, più sotto, quanto rimane delle figure dei Santi Pietro e Paolo. Lo zoccolo riporta motivi decorativi che ricordano i tessuti dell’epoca.
I documenti d’archivio hanno consentito di datare al 1528 l’ancona collocata nella cappella della parete destra e di individuare Antonio Tironi come autore. Questo altare è realizzato in legno dipinto e scolpito, con ampio uso dell’oro e della tecnica del Pressbrokat. La struttura è composta da due ordini a tre scomparti separati da paraste ornate con racemi e candelabre. Negli scomparti in alto sono collocate le statue dei santi Andrea, Leonardo e Gallo e in basso, una splendida Madonna con bambino tra San Pietro e San Giovanni Battista. Si ritiene che questa sia stata l’ultima opera del Tironi. La statua di San Leonardo, titolare della Chiesa e con la veste di un monaco benedettino, si distingue dalle altre per la maggiore dimensione.
Il Bergamasco Antonio Tironi (1470 ca – 1528) è uno dei tanti artisti lombardi che si stabilirono in Friuli nel XVI secolo. Di lui sappiamo poco. Figlio di un certo Simone nel 1500 lavorava di intaglio nella bottega che Bartolomeo da San Vito aveva a Udine sotto l’insegna dell’Occhio. Più tardi il Tironi comincia a ricevere commissioni di ancone intagliate e dipinte. All’inizio della sua attività non si discosta dalla tradizione altaristica gotica e solo gradualmente emerge nelle sue opere l’influsso rinascimentale lombardo – veneto. Egli introdusse nei suoi lavori tecniche innovative come il Pressbrokat, un sistema per creare nello sfondo un finto broccato. Morì a Udine nel 1528.
Un giallo attributivo circonda le statue dell’altare di Osais. Considerato che il Tironi morì prima del pagamento dell’opera, fatto ai suoi eredi cinque mesi dopo la sua morte, alcuni studiosi pensano che, come per altre ancone incompiute, anche per quella di Osais gli eredi dessero incarico a Giovanni Martini (1470 ca – 1535) di portarla a termine, per cui parte delle statue andrebbe attribuita a quest’ultimo. Altrettanto discussi sono i rapporti tra il Tironi e il Martini e sulle influenze reciproche. Certamente si incontrarono in occasione di stime di opere loro o di altri e in generale si ritiene che sia stato il Martini ad apprendere molte novità dal Bergamasco assimilandone i nuovi moduli artistici, e non il contrario come a lungo si è pensato.
La struttura dell’ancona risulta essere stata modificata, forse in occasione dell’aggiunta dell’elaborata cornice che la racchiude, opera della bottega gemonese di Girolamo Comuzzo (1591 – 1670 ca) che operava coadiuvato dai figli che, alla sua morte, ne continuarono l’attività.
Sul lato sinistro, nella cappella di fronte all’altare del Tironi si trova un secondo altare più modesto dedicato a San Valentino. Su una mensa ornata da un ricco paliotto poggia l’ancona seicentesca attribuita a Giovanni Antonio Agostini (Fielis, 1550 – Udine, 1 agosto 1631). Anche questa venne successivamente incorniciata da un altare settecentesco, ricco di ornamenti e con le colonne a traforo, attribuito alla Bottega dei Comuzzo.
In origine l’ancona aveva tre ordini, il più basso dei quali conteneva delle formelle dipinte con episodi della vita di San Valentino, scomparse e sostituite da semplici tavolette di legno. Nell’ordine centrale, diviso in tre nicchie, si vede al centro una statua di San Valentino, a sinistra la figura dipinta di San Giorgio, in armatura e con la palma del martirio, e a destra quella di San Biagio, in abiti vescovili e con in mano il pettine strumento del suo martirio. Nel registro superiore, al di sotto della cornice barocca ed all’interno dell’edicola, vi è dipinto il Padre Eterno con, nelle volute ai lati, le figure dell’Angelo annunziante e della Vergine.
La statua di San Valentino porta nello zoccolo la scritta “LI FRATELLI DI S.to VALENTINO / ANNO FATTA FAR LA DITA ANCONA / DIVOCIONE 1561” e a caratteri diversi “V.D.W 1655”. Secondo alcuni questa statua non venne realizzata dall’Agostini.
Ai lati dell’arcosanto su mensole vi sono due statue raffiguranti San Leonardo e San Filippo, realizzate in legno intagliato e dipinto a simulare la pietra da Giobatta Pittoni di Imponzo nel XVIII secolo. Sulle pareti del presbiterio appaiono due affreschi settecenteschi di ignoto pittore friulano raffiguranti uno la Visitazione dei Magi e l’altro l’Ultima Cena. Sul soffitto dell’aula è dipinta un’Assunzione di Maria del XX secolo mentre nella cupola si vede una Santa Trinità e sulle vele i quattro evangelisti, figure realizzate a tempera nel XVIII secolo.
In occasione dei recenti restauri sono emerse le tracce di edifici più antichi. E’ stato individuato un pavimento più in basso dell’attuale ed un antico altare, un piccolo locale con volta a botte contenente un sarcofago in legno e tracce di affresco sono state rinvenute sotto il pavimento dell’attuale presbiterio, tutto parzialmente visibile da vetri inseriti nel pavimento. L’assenza di documenti rende difficile ricostruire la storia degli edifici precedenti cui questi elementi appartenevano.

Fonti:
– Bergamini Giuseppe La scultura lignea nel Rinascimento in Pastres Paolo (a cura di) Arte in Friuli dal Quattrocento al Settecento. Società Filologica Friulana, Udine 2008
– Bergamini Giuseppe “Un naïf in Carnia: Pietro Fuluto” in: “Antichità Altoadriatiche XX (1981). Studi tolmezzini”, EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste, 1981
– Castellarin Benvenuto e Tirelli Roberto Le chiesette votive di Santa Libera a Ronchis e di San Leonardo a Osais In: La Panarie, n.s., n.97-98, a.25 (dicembre 1992-marzo 1993)
– De Favento, Maria Grazia Antonio Tironi e i suoi contatti con Giovanni Martini In: La Panarie, a.14, n.82 (lug.-ago. 1938)
– Fabiani Rossella. L’ancona di Antonio Tironi a San Leonardo di Osais. Considerazioni conclusive sull’opera dell’artista bergamasco in occasione del recente restauro in Giusa Antonio e Villotta – Michela Prato Carnico. Itinerari e ricerche [Villa Manin, Passariano]: Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, c1994
– Fantin Enrico. Le opere d’arte nelle chiese in Fantin Enrico, Tirelli Roberto Una vallata da conoscere: la Val Pesarina Edizione La Bassa 2000
– Fiocco Giuseppe, Piccoli maestri. III. Pietro Fuluto, Bollettino d’arte del Ministero della pubblica istruzione, 4/9 (1925)
– Marchetti Giuseppe Altari lignei friulani del tardo Cinquecento In: Sot la nape, a.13 (1961), n.1
– Marchetti Giuseppe e Nicoletti Guido. La scultura lignea nel Friuli. Silvana Editoriale d’Arte Milano 1956
– Pasut Luana. Il ciclo degli affreschi di Pietro Fuluto ad Osais. Anche in Val Pesarina un’opera che si ispira alla tradizione pittorica di Gianfrancesco da Tolmezzo in Giusa, Antonio e Villotta,
– Pastres Paolo La scultura lignea rinascimentale nell’Alto Friuli: sulle tracce dei protagonisti In: Sot la Nape, a. 60, n. 2 (Avrîl-Jugn 2008)
– Pugliese Luciana Le chiese della Carnia: da Tolmezzo a Villa Santina, Preone, Lauco, e da Muina a Pesariis Tolmezzo: Andrea Moro 2007
– Rizzi Aldo Mostra della scultura lignea in Friuli: Villa Manin di Passariano (Udine), 18 giugno-31 ottobre 1983 Udine: Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia 1983
– Villotta Michela L’altaristica lignea nel canale di San Canciano. Viaggio alla ricerca delle tracce lasciate da intagliatori e indoratori fra ‘500 e ‘700 in Giusa Antonio e Villotta Michela Prato Carnico. Itinerari e ricerche [Villa Manin, Passariano]: Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia 1994

Sito internet:
https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/stampaapprofondimento.jsp?guest=true&sercd=68684#

Info:
Località Osais 35/37, Prato Carnico UD
La chiesa è normalmente chiusa. La santa messa domenicale si celebra alle 9.

Data ultima verifica: agosto 2023

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.


Regione Friuli-Venezia-Giulia
Localizzazione: Prato Carnico (UD)
Fruibilità: La chiesa è normalmente chiusa. La santa messa domenicale si celebra alle 9.
Data ultima verifica: Agosto 2023
Rilevatore: Marina Celegon